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Voto medio 
 
1.0
Insegnamento 
 
1.0
Laboratori 
 
1.0
Ambiente 
 
1.0

Rimembranze

Chiedo venia per aver distrattamente scritto "deveva" nel precedente commento. I professorini non parlavano d'altro che di Gramsci e Pasolini: ignari che questi ultimi sarebbero stati i loro primi censori. Chissà se li avessero studiati: forse parlavano per moda o per sentito dire. Di Omero e Virgilio ben poco dicevano perché di certo ben poco ne sapevano. E dico ciò perchè ricordo benissimo che tentennavano alle domande degli studenti e per ovviare si rivolgevano a qualche docente anziano. Di loro ricordo tutto: nome, cognome, vita e miracoli. A questi professorini di primo pelo si associavano gli studentelli contestatori e figli dei borghesucci. Ah! Quante assemblee in cui, insieme e compatti, predicavano la buona novella: "Vogliamo una scuola libera e proletaria". Traduco: "Fate come diciamo ma non fate come siamo e facciamo". Questo era il paradosso, o meglio, la "menzogna". Questo era il loro comunismo. E forse questo è il comunismo: LA PIU' GRANDE MENZOGNA DELLA STORIA. Altro che "comunanza dei beni" come spiegano i vocabolari. Chi era comunista? Guarda caso: il ricco figlioletto del borghesuccio e il professorino che lo promuoveva. Pasolini, se ci sei, batti un colpo! Gramsci, se ci sei, batti un colpo! Era un'offesa anche per voi. Ma non forse v'è bisogno. Siamo nel 2009: il tempo e la storia hanno tolto la maschera una volta per tutte. Egregio Signor Preside, io non sono né di destra né di sinistra. Sono soltanto uno che, per esperienza diretta, Le ha rivolto un breve commento sul Liceo Colletta di quegli anni. E credo che sia importante riportare e far conoscere non le dicerie ma le esperienze dirette nell'esclusivo bene vuoi del Liceo medesimo vuoi delle nuove generazioni di professori e studenti. La ringrazio.

Classe frequentata
IV e V ginnasiale, I liceo nei primi anni '70
Punti di forza della scuola
Il suo nome "Pietro Colletta", il suo prestigio e la sua grande matrice di cultura classica dalla fondazione fino alla prima metà degli anni '60. Del 1974 e del "poi" non esprimo pensieri perché non l'ho frequentata né considerata, ma solo ricordata.
Punti deboli della scuola
Sottomessa alla "piccineria ipocrita" della borghesia cittadina, provinciale e discriminatrice: "provinciale" perché di certo Avellino non era né Milano né Torino; proterva e "discriminatrice" perché emarginava e dispregiava genitori ed alunni dei piccoli paesi limitrofi.
Commenti sui professori
Ossequiosi e viscidi con i genitori avvocati, medici, notai della "provinciale" Avellino. Arroganti, offensivi e irridenti con i genitori operai dei summenzionati paesini irpini. Affermo ciò per testimonianza diretta e cognizione di causa.
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